venerdì 24 dicembre 2010

Natale

Posto che Natale non sortisce in me nessun effetto di sdolcinato romanticismo e che ho smesso da tempo di illudermi con i buoni propositi per l'anno nuovo che regolamente di dissolvono come la nebbia al mattino. Dedico la mia umanità a tutti i giorni e trovo assurdo doverla concentrare in una celebrazione.
Posto questo e nonostante ciò, vorrei augurare a tutti quelli che navigano con me in questo nulla, che spendono parte del loro tempo a leggerlo questo nulla. Vorrei augurare a tutti voi, di ritrovarvi in ogni mattino e riconoscervi nel vivere. E vorrei ringraziarvi per ogni vostra sillaba, per ogni pensiero speso, per ogni bacio dato e mai avuto. Per tutto.

giovedì 16 dicembre 2010

Pensieri di neve

Oggi nevica e mi sembra un buon motivo per tirare fuori dal cassetto della memoria un vecchio scritto. Non so nemeno se l'ho già postato, ma che importanza può mai avere. Guardo fuori dalla finestra e mi riconosco ancora in queste vecchie parole, e allora...

Pensieri di neve

Fuori nevica.
E il mondo si trasforma in ovatta, soffice e morbida come il seno di una donna. E' lì che nascono i pensieri migliori, quelli veri, irreali. Appoggiati al seno di una donna, cullati dall'odore della sua pelle e dalle morbide sinuosità della sua carne. Non ho mai visto un seno sopra al quale non valesse la pena di lasciare un pensiero e non credo che mai lo vedrò.
E così la neve, ogni fiocco una luce da catturare, un messaggio da percepire ed un pensiero da far cadere, mischiandolo a quelli di chi come me, ne ha lasciato cadere qualcuno.
Oggi, ne ho lasciati tanti.
Oggi sono anche io un fiocco, percorro la mia strada in balìa del vento e della forza di gravità. Lentamente e delicatamente raccogliendo i pensieri che mi circondano, le luci che mi abbagliano, i rumori che mi distraggono e il freddo che mi fa sopravvivere. Mi carico piano piano di tutto il peso dell'universo e precipito, sempre più forte verso il basso. Sono nato puro, nell'alto dei cieli, leggero come una piuma e vuoto di quel nulla che ti riempie il cuore e lo fa stare caldo. Poi cadendo ho cominciato a riempirmi di tutto, a conoscere il mondo e la conoscenza pesa ed io ho cominciato a cadere. Piano piano, con delicatezza e poi sempre più forte e sempre più pesante. Con la testa piena. E più la testa si riempie e più il cuore si svuota e più io sono pesante. E così ora voi mi vedete, gonfio e carico, veloce e guizzante. Sporco di fumo e di fuliggine, sporco di me stesso e della mia curiosità. Mi vedete per poco tempo, lo spazio di pochi secondi, perchè io corro, perchè sto per tornare a casa e non vedo l'ora di arrivare. Presto toccherò terra e sarò insieme ai miei fratelli. Diventeremo ghiaccio e poi acqua e poi terra e poi fuoco e poi ancora acqua e ritorneremo su, in alto, dove i nostri cuori saranno ancora puri e la nostra anima non avrà macchie. Una sosta breve ed intensa perchè poi, ricominceremo a cadere, a sporcarci di nuovo.
Perchè questo è il nostro destino, trasportare pensieri, per poi abbandonarli e ricominciare, con un pò più esperienza e con il cuore un po' più largo di prima.
Alla prossima nevicata.

mercoledì 15 dicembre 2010

19:01

Si prepara una nottata di lavoro.
Ne ho voglia? No.
Ma è quasi Natale.. meno male che è solo una volta all'anno.

sabato 27 novembre 2010

23:08

A immagine e somiglianza.
Siamo creatori delle nostre piccole porzioni di realtà. Dei nostri piccoli mondi che uniti formano il macrocosmo. Creare è una parola meravigliosa, piena di possibilità e portatrice di un senso di libertà infinito. Non è necessario essere artisti o artigiani per riuscire a creare qualcosa. Fin dalla materia più sottile ognuno di noi è creatore, riflesso di un grande architetto. E' un processo inconscio talvolta, involontario, o consapevole anche se mai del tutto. Noi, piccoli esseri mai inutili abbiamo un grande dono che ci distingue da qualunque altro essere forse, la capacità di creare appunto.
Ma c'è un grande rischio in agguato come al solito. E si manifesta quando cominciamo a credere in ciò che creiamo come fosse assoluto, come fosse l'unica realtà e non ne potessero esistere altre.
E se siamo consapevoli di questa nostra capacità va ancora bene, perchè spesso invece ignoriamo i meccanismi che regolano questa magia e.. allora, subiamo il nostro stesso inganno.
La mente è uno strumento difficile da dominare e capita talvolta che le nostre stesse creazioni finiscano per essere condanne. Si perchè le realtà che creiamo, sempre della realtà non sono che una faccia, una piccola porzione. E crederla assoluta equivale all'illusione. Succede allora che pensiamo di stringere fra le mani un fiore bianco, mentre invece ciò che accarezza le nostre dita è una rosa appassita e piena di spine che forano la carne. E la rugiada fresca che scivola sui polpastrelli è sangue, che lentamente si raggruma e ci rende insensibili.
Se solo potessimo immaginare quanto è grande il nostro potere.
Forse ne avremmo timore, o forse impareremmo a diffidare persino di noi stessi.
I vecchi che incontro, dall'alto della loro saggezza vissuta sulla pelle, spesso mi ammoniscono. Fidati di te stesso, che degli altri è meglio aver timore, non sono degni. L'unico che può vedere sei tu.
Ma io non mi fido di me stesso no, come potrei? Però amo ascoltare le storie, anche le mie, e ritrovarmi sempre in ciò che ascolto.
Stanotte c'è un silenzio strano, come quando sta per nevicare e i pensieri si fanno sottili. Mi piace immaginare di essere uno di quei fiocchi, solitario nella caduta inesorabile verso il ricongiungimento coi suoi fratelli. Acqua, fiocco, neve e poi acqua ancora. In una danza che mi fa ballare, sul pensiero che nemmeno io posso pensare di essere davvero ciò che credo, che creo.

martedì 16 novembre 2010

A

Siamo così pieni di colori, di sfumature di grigio o dei toni dell'arcobaleno poco importa. Siamo così pieni che a volte, dimentichiamo di celebrare l'assenza. E in suo onore innalzare i calici dorati. Ci lasciamo spaventare, quando invece dovremmo celebrarla come si celebra una nuova nascita. E cullarla con il suono della nostra voce, a vibrare in un vortice profondo.

venerdì 12 novembre 2010

19:13

Vorrei conoscere i vostri volti, sentire i vostri odori. Vorrei toccare la vostra pelle e far scorrere i vostri capelli fra le mie dita come un cieco. Vorrei sedermi con voi e bere insieme a voi. Vorrei guardare con i vostri occhi e guardare i vostri occhi. Vorrei ascoltare le vostre risate e i singhiozzi sommessi di quando piangete, vorrei ridere con voi e piangere con voi. Vorrei chiudere lo schermo di questo computer e avervi tutti qui, all'improvviso. Chissà cosa succederebbe?

mercoledì 10 novembre 2010

23:28

Ho freddo.
E guardo la risacca del mare abbandonare la sabbia, sotto le suole delle mie scarpe. Quella sabbia mi somiglia molto oggi. Solitaria e in balia del vento attende che l'onda ritorni irrequieta, a muoverne la sostanza, a disegnare nuove forme. In un istante lungo una vita intera, scruta l'orrizzonte bruno e tempestoso, nell'attesa del suo destino. E mollemente si lascia gremire di impronte, sapendo che presto saranno cancellate. Mi somiglia oggi la sabbia, ed io somiglio a lei.

martedì 9 novembre 2010

23:47

Credo che l'uomo, inteso come genere umano, non solo abbia il diritto di sbagliare. Credo che abbia in un certo senso il dovere sacrosanto di farlo. Senza rammarico, senza falsità.

Credo che l'uomo, inteso come genere umano, non dovrebbe fuggire di fronte ai propri errori, non dovrebbe temerli peggio che la morte, disegnando ombre scure sui muri della propria vita in loro celebrazione.

Credo che l'uomo, inteso come genere umano, non debba nascondersi dietro le proprie debolezze. Non debba giustificare i propri errori fingendo che essi provengano da fuori, da una concatenazione di avvenimenti nefasti. Ma debba glorificarsi di essi e trarne consapevolezza, lucidità.

Credo che l'uomo, inteso come genere umano, dai propri errori debba comprendere la sua stessa natura di essere imprefetto. Che la perfezione è lontana e diabolica anche più degli errori stessi. Da lei dovrebbe fuggire.

Credo di aver sbagliato molto nella mia vita, con passione ed incoscienza. Credo di aver sbagliato ancor di più le volte che ho tentato di nascondere persino a me stesso di aver sbagliato.

Ho creduto. Credo. Crederò. Ma non sarò mai sicuro.

venerdì 29 ottobre 2010

21:36

Chi pensa di conoscermi, in realtà mi ha perso.

1:05

Mi piace l'attesa. Sarà per questo che passo gran parte del tempo ad aspettarmi. Come se dovessi perennemente arrivare. Come se fossi appena andato via. Ogni istante che passa dipinge su di me i colori dell'attesa. Di grigio colora le guance, di rosso imporpora il sesso. Mi eccita l'attesa, anche quando so che nulla arriverà. Forse è proprio ciò che aspetto il nulla. Forse desidero solo un vuoto a succhiarmi il sangue dalle vene, a togliere il fiato dalla mia bocca, a penetrarmi la carne con i suoi aghi sottili. A percuotere il mio volto di continuo, di modo che lo sguardo non si possa fermare per più di un istante. E la confusione continui il suo peregrinare dolce, fra le pieghe della mia mente.

mercoledì 20 ottobre 2010

23:51

http://www.mysecretdiary.it/raccontidegliutenti/plic.htm

Ancora una volta, grazie a mysecretdiary, ma soprattutto grazie ad una Dama che ha nobilitato i miei pensieri con le sue pennellate di candido ardore.

sabato 16 ottobre 2010

21:18

21:13

E' complicato camminare sulle spine. Non tanto per il dolore, anche. Ma il non avere una direzione è disarmante, oltre che stimolante. Se non fossi un pessimista di quelli più neri probabilmente non riuscirei ad avere questo entusiasmo folle e questo pizzicore.  Oltre tutto ciò, non vorrei calpestando far male alle spine. Vorrei riuscire in un passo leggero, quasi sospeso. Ma questo non sempre è possibile. Ogni azione porta in grembo la distruzione, anche la più creativa. Dovrò rassegnarmi forse, o forse no. Continuo a piroettare nel frattempo, spero solo che il solco che si sta creando non mi inghiotta completamente, o forse no.

venerdì 15 ottobre 2010

9:12

E' dura accettare che tutto ciò che hai tentato di costruire si stia inesorabilmente polverizzando. Anche per me, che sono sempre stato dedito all'autodistruzione, che ne ho sempre tratto forza nuova ed entusiasmo nella ricostruzione di me stesso. Che ho sempre guardato avanti riuscendo a trovare qualche spiraglio. Ma adesso non ne vedo più. Non che mi spaventi l'abbandono, in fondo so di non potermi ribellare, di avere spazi ridotti per muovermi. E' che davvero non so nulla stavolta. Sono come un drogato in astinenza di vita, di me stesso. Fatico a riconoscermi, a riconoscere ciò che mi circonda. Abituato a girarmi dall'altra parte, stavolta continuo a piroettare senza trovare un luogo sicuro sul quale posare lo sguardo. Sono curioso infondo, di sapere cosa accadrà. Sospetto qualcosa di grande, spero solo di  esserne travolto e di riuscire a contemplarlo.

giovedì 7 ottobre 2010

Una donna è donna

Una donna è donna da subito.
Un uomo diventa uomo a volte prima, a volte dopo... a volte mai.

Ho ascoltato queste parole oggi di sfuggita. E se da un lato mi sembrano vere e riconducibili ad una realtà che si può toccare con mano, dall'altro stridono nella mia mente come legate ad antiche credenze. Che vi siano differenze forse è ovvio, ma io dell'ovvio ho timore, e non riesco proprio a pensare che sia così. Non ho un pensiero chiaro a riguardo ma è mio diletto trovare somiglianze, piuttosto che differenze. Credo che nel riconoscersi possano nascere pensieri migliori di quelli nati nel tracciare confini, nell'innalzare scalinate o nel vantarsi della propria diversità. Credo di essere uguale a tutti e nel medesimo istante a nessuno.

giovedì 30 settembre 2010

Per sempre

E' una affermazione che ho sentito spesso e che mi è capitato di usare in passato. Mi ha sempre causato un certo fastidio. E' una frase piena di presunzione che rappresenta bene la bramosia di controllo e potere dell'uomo. E' una previsione alquanto azzardata e che non spetta a noi fare, non credo siamo nella condizione giusta. Come a poter fermare il tempo, le emozioni, la vita intera e chiuderla in un istante. Una illusione nel migliore dei casi, un inganno nel suo uso consapevole. Credo sia assurdo e delirante affermare che qualcosa sarà per sempre così. No.. non è possibile. E' possibile solo riconoscere uno stato momentaneo ed ipotizzarne la sua evoluzione, auspicare che sia simile a ciò che sul momento crediamo. Ma in ogni caso, sarà un perenne movimento mai uguale a se stesso e indipendente da qualsiasi nostra volontà, a meno che non riusciamo a muoverci armonicamente insieme. Ed anche in quel caso, sarà comunque diverso da quando abbiamo detto, per sempre..

Siren Song

domenica 26 settembre 2010

22:44

A volte la mia vita è così piena che se mi fermo un attimo mi sembra così vuota.
A volte la mia vita è così vuota che se mi fermo un attimo mi sembra così piena.
A volte la mia vita è così inaspettata che non sembra nemmeno la mia vita.
A volte vorrei vivere la vita di ogni persona che mi circonda.
A volte mi sembra di viverla.
A volte mi sembra solo, proprio come se fosse un sogno o un incubo e ho il dubbio che lo sia davvero.
A volte mi chiedo cosa sia la vita se non un idea, una immagine costruita.
Io non so cosa sia la vita.

sabato 18 settembre 2010

Non mi piace

Non mi piace dedicare canzoni a qualcuno di specifico, ma oggi è un giorno strano. Leggendo il blog di "Il soprammobile" mi è venuta in mente questa canzone, e allora la dedico a lei.

Ah... l'amore

L'amor non ha padrone e si dovrebbe fare attenzione nel nominarlo e nell'operare in suo nome. Come si può affermare di padroneggiare l'incontenibile? Come si può domare ciò che è indomabile ma soprattutto.. perchè? Un delitto si nasconde nella tentazione dell'uomo di non comprendere la natura delle cose ma renderla simile all'idea che di esse ha. Così l'amore si trasforma in convenzione, abitudine e malattia. Perchè come ogni manifestazione di energia, bisognerebbe non tentare di governarlo e di trattenerlo fingendo di conoscerne i meccanismi. Non si dovrebbe cercare di piegarlo alla nostra volontà perchè è impossibile un successo in questo senso. Basterebbe viverlo, è così semplice. L'amore non è di colore rosa e non è fatto solo di sorrisi, l'amore è tanto bello quanto terribile, l'amore crea così come distrugge nello spazio di un secondo. L'amore non si può decidere, come ogni energia si può solo lasciare che esso ci attraversi e faccia cadere dentro di noi i suoi germogli così che l'uomo possa diventarne il ricettacolo e si possa elevare ai piani superiori della sua esistenza. E non ha valore in base al tempo, che poi il tempo è solo un'altra convenzione. Si può amare più intensamente per un secondo piuttosto che per una vita intera. Tutto il resto è solo una rappresentazione teatrale poco rispettosa messa in atto per paura e per convenzione. Persino le mie parole sono pericolose per la loro propensione a identificare, seppur in minima parte, ciò che non può essere chiuso in un concetto.All'amor si può solo soccombere, e sarebbe già una grande vittoria.

Ritorno

Accadde così
che io persi memoria
di ciò che fui stato
e del tempo futuro

che il silenzio m'invase
brulicante dolore
accecante malinconia
di un tempo mai perso

che gli occhi sgranati
di stupore trafitti
ascoltando il fruscio
della carne velata

udirono il gemito
il singhiozzo impiccato
convulsione assoluta
di miele salace

venerdì 17 settembre 2010

11:07

Sull'orlo di un precipizio. Con le scarpe da equilibrista consumate da anni e anni di precario equilibrio. Cadere è come morire, morire è necessario per poter vivere ancora, un passaggio obbligato. Le gambe mi tremano e il tempo è dilatato. Sono stanco e non ho più voglia di resistere a tutto. Forse non l'ho mai avuta. Ma sono sempre stato forte nei momenti di debolezza. Questa volta è diverso, questa volta non so trovare e non voglio cercare, questa volta ho solo voglia di abbandonarmi. E nell'abbandono forse, troverò ancora, quella parte di me che non potrò mai conoscere ma che mi aiuta a stare sospeso.

lunedì 13 settembre 2010

18:38

Uno dovrebbe sapere cosa vuole a una certa età no? Dicono così, dicono sia necessario pianificare, organizzare, dominare il corso della propria esistenza per poter essere felici. Ma cos'è la felicità? Come si fa a stabilire delle priorità fra le cose che ti rendono felice e organizzarle in ordine di importanza per costruirci sopra un progetto di vita? Ma soprattutto non è riduttivo basarsi solo su ciò che ti rende felice? Io non sono proprio capace di farlo, non sono ordinato e non mi piace catalogare. Io non lo so cosa mi renderà felice domani, faccio fatica a saperlo oggi figurarsi. Le cose che mi rendevano felice ieri sono passate, e non mi renderanno felice domani. Non ho voglia di pensarci, ho voglia solo di stare a guardare, ma non è possibile no. Mi sento schiacciato e soffocato a volte, poi un momento dopo parto di slancio e con entusiasmo e poi di nuovo giù. Niente di che, passa subito. E' che penso molto, forse troppo, anche se non ci credo. Ho solo dubbi, nessuna risposta, anche quando devo fingere di averne in realtà non ne ho e non mi piace fingere. Sono un casino totale e forse il problema è che mi piace esserlo o mi illudo che sia così. Non so.

Come talk to me

sabato 11 settembre 2010

Bibbiano - Toscana

Mi ritrovo in mezzo alle più svariate e variopinte forme di umanità possibile. E non posso fare a meno di pensare che sia tutta una questione di sensibilità diverse. Un diverso e sensibile modo di adattarsi ai propri disagi, allo stupore di ritrovarsi in un mondo che non rispecchia nessuno di noi eppure rispecchia tutti. C'è qualcosa di sotterraneo, di non detto. Forse è proprio una questione di comunicazione interrotta. L'incapacità di comunicare con tutti e la necessità di dividersi in piccoli gruppi somiglianti. Il risultato non può essere che un "non riconoscersi" quando invece si è tutti uguali. Forse bisognerebbe non fermarsi alle diversità apparenti ma distruggerle per ritrovare quella profondità che ci rende simili e poi uguali. Forse..

venerdì 10 settembre 2010

Avvicinati a me

Tre passi silenziosi ci separano ancora.
E tu senti il mio odore vicino. L'odore del corpo e del desiderio ramingo. I tuoi occhi altro non vedono che il nero dei drappi di seta. Nero il tuo cuore, nera quell'anima che per una volta, si spoglia del corpo e rimane in attesa. Le mani legate, i piedi ancorati. Il ritmo serrato del tuo respiro.

Due passi silenziosi ci separano ancora.
E tu senti il mio calore farsi più forte. Lambire la pelle tua nuda elegante. Le mani tese toccare il tuo corpo, disteso prono ad offrirmi riparo. Un brivido forte salire la schiena. L'attesa brutale di un tocco più forte a schiacciare la carne, a succhiarne i suoi frutti.

Un passo silenzioso ci separa ancora.
E finalmente la lingua si infila veloce, a bagnare la pelle arsa dal buio. I piedi si tendono a farsi mangiare, le gambe si stringono per trattenere, la schiena si inarca a offrire il tuo ventre. Piccoli brividi e brevi scosse, annunciano la nascita fuggire alla morte.

Solo il silenzio ci separa ancora.
Il mio corpo sul tuo, inerme creatura, costretta dal buio e dalle catene. Il peso a schiacciarlo sulle lenzuola. I tuoi polsi son stretti nelle mie mani. I miei piedi accarezzano le tue caviglie. Il mio sesso si insinua fra le pieghe leggere, nella tua morbida rosa purpurea, grondante. Il mio petto sulla tua schiena aderisce perfetto. E tu ancora aspetti, sospesa ed immobile, che il tempo trascorra e liberi ogni tua forma. Che il tempo ti porti lo sfogo supremo, quell'urlo in equilibrio fra tripudio e dolore. Il respiro si affanna e si fa più veloce, i gemiti crescono in spasmi più intensi. Avvicino la bocca al tuo viso tirato ed apro le labbra feroce e affamato. Quell'ultimo respiro voglio succhiare appena prima che tu possa godere. Lo aspiro forte dalla tua bocca e brusco mi fermo per trattenerlo. Per rubarti il piacere e lasciarlo sospeso, per non farti godere ma solo intuire, cosa sarebbe stato se non mi fossi fermato. Per farti morire in gola quell'urlo, atteso e mai arrivato. E allora mi alzo e attendo felice, che il tuo dolore e il tuo tormento mi siano restituiti. Mi siedo di spalle contro quel muro e attendo che tu ti sia liberata. Che il tuo dolore trovi giustizia.

mercoledì 8 settembre 2010

Fine

Settimana toscano. Fra birra e perdizioni. Ne ho bisogno. Mancano solo pochi giorni. L'attesa è adorabile.

12:26

Guardo i tuoi tagli, le tue ferite, il solco profondo sulla pelle di velluto. Ogni goccia di sangue rubino, scivolando sottile, ha il rumore assordante della vita. L'odore selvaggio della carne lacerata mi apre, violenta le mie narici squarciandole in un protendersi senza tempo e volontà precisi. Fra il sospiro affannato di pensieri  amari osservo il dolore e la pace del tuo viso ad accoglierlo. Inquietudine di mille petali cullati dal vento. Così sospesa fra la morte e la rinascita il tuo volto impassibile e il tuo corpo nudo. Guardo i tuoi tagli, le tue ferite, il solco profondo sulla pelle di velluto, le ombre di porpora bruna della carne esposta. Apro la bocca, a prendere respiro. Apro la bocca che lentamente ondeggia verso quei gemiti di vita pulsante, passo la lingua ad assaggiarne il sapore, succhio vorace la tua carne grondante violentandone ogni strappo. Così, dentro di te, saprò chi eri e cosa diverrai.

venerdì 3 settembre 2010

Perduto fra carne e sangue

Mi piace sentirmi perso. Non trovare la via, la direzione giusta che non esiste mai. Mi piace aspettare che sia lei a trovare me. Così posso lasciarmi cadere nel profondo, nella perversione di carne e sangue che inghiotte ogni mio senso. Posso lasciarmi purificare da questo delirio di sensazioni carnali e così divinamente crude ad occhi chiusi. E riaprirli poi su me stesso, sulla luce che prima puntino ora si mostra più forte e tremolante ed io la fisso.

venerdì 27 agosto 2010

Dopo la tempesta

Dopo ogni tempesta, come natura vuole, c'è sempre il ritorno al sereno. E fra i due scorre inesorabile quel tempo in cui ti senti piccolo e stupido. Nel quale ti penti di aver fatto o pensato certe cose, di essere stato vittima dell'istinto prepotente e selvaggio, dell'irrazionale movimento tellurico del vulcano che erutta ogni suo contenuto. Quel tempo in cui senti l'eco del brusio prima sommerso che ritorna a placarsi, e della pace consapevole che riguadagna la sua posizione di coperchio a pressione. Ma sono frammenti di vita entrambi e vale la pena viverli comunque, senza pentimenti. Non si può sempre dominare... dominarsi. Bisogna essere anche perdenti, vittime di se stessi, per potersi conoscere ancora e per ridimensionarsi a ciò che siamo. Bisogna lasciarsi ferire e leccare poi il sangue che cola, per non rischiare di farlo andare perso. Che ogni cosa, fa parte di noi.

giovedì 26 agosto 2010

Bolle

Una bolla di cristallo, arredata bene e confortevole. Siamo tante bolle di cristallo, ognuna diversa, ognuna bella a modo suo o brutta nella sua bellezza. Il cristallo filtra la luce, ripara gli occhi, nasconde i difetti più evidenti e lascia trasparire solo quelli che non ci metteranno in imbarazzo. Una prigione dorata, profumata, piacevole... le bolle di cristallo, quando ti accorgi di abitarle. E allora scalci, ti ribelli, tiri pugni ai mobili, fai sanguinare le pareti. Solo allora ti accorgi che è un cristallo particolare, morbido, gommoso. Non c'è modo di fuggire. Solo qualche boccata d'ossigeno spingendo fuori la testa prima che ti risucchi ancora dentro di se. Ci dev'essere un modo per rompere tutte queste maledette, bolle di cristallo. Ci dev'essere..

Sono nero

Rancoroso sputafuoco, oggi sono nero. Ho la lingua curva e maledetta, lo sguardo brutto che incenerisce. Sono nero oggi e odio, odio molto oggi.

lunedì 23 agosto 2010

Danza di morte viva

Tre rintocchi suona la campana.
Uno strano funerale questo. Si celebra la morte allegramente, come se nulla fosse andato perduto. Polvere siamo… polvere torneremo. Spirali che disegnano vita, vita che si muove vorticosamente, morte che danza in anfratti luminosi. Le note di un violino accompagnano l’anima in un cammino nuovo, sconosciuto agli sguardi umani che altro non possono se non tentare di afferrarlo con la mente.
Tre rintocchi suona la campana.
Gioite di questa morte signori, la ruota ha compiuto il suo giro e questo è bene. Gli ingranaggi funzionano ancora, battono il tempo, disegnano percorsi, si aprono e si chiudono al ritmo della vita. Gioite signori, che anche voi parteciperete a questa gioia sottile, nascosta eppur così evidente.
Tre rintocchi suona la campana.
Muore la carne, muoiono le vesti. Apparenza che si trasforma in essenza. Quanta vita contiene la morte? Cosa muore e cosa vive? Non è forse vero che il corpo che cede alla morte in realtà vive? Chi è morto oggi o cosa?

sabato 21 agosto 2010

Io

Solo nell'assenza si può trovare la verità. Solo nel tacere supremo, nell'annulamento totale di se stessi si può scorgere la vera natura. Quando non ci sono più desideri, non ci sono più piaceri, non ci sono più pensieri, non c'è più quello che crediano di essere. Solo allora e per brevi istanti possiamo avere visione di ciò che siamo davvero. Il resto è solo rappresentazione o manifestazione. Io non sono il mio corpo ma colui che lo fa muovere. Io non sono i miei pensieri, ma colui che li fa nascere. Io non sono e per questo esisto.

venerdì 20 agosto 2010

20:40

Sono passate di qui più di 100 persone? Mi fa strano pensare che qualcuno legga il mio nulla. E allo stesso tempo mi piacerebbe sapere chi è, sono molto curioso di natura. Per questo ho aggiunto una mini chat, praticamente un box dove inserire messaggi (sarò sincero, l'ho copiato o meglio ho preso spunto da mysecretdiary). Così se volete palesarvi potrete farlo... ma anche no, è ovvio.

Natura veritas

La natura è qualcosa di struggente. Quando ti trovi di fronte alla sua manifestazione, altro non ti resta che contemplarla nella sua perfezione, nella sua imponenza. Altro non ti resta se non contemplare la tua piccolezza. Nella sua semplicità la natura è autosufficiente, non ha certo bisogno del nostro aiuto per sopravvivere. Ma è vero il contrario forse, noi abbiamo bisogno di lei. Mi sono ritrovato a pensare a come stupidamente, il genere umano, passi la maggior parte del tempo nel tentativo di assecondare la natura alle proprie "esigenze". Come poi si possano determinare le proprie esigenze non conoscendosi rimane un mistero per me. Ma cosa ben più folle è addirittura la volontà di piegarla ai propri bisogni. Invece di cercare una collaborazione, uno scambio, non dico paritario ma che almeno vi somigli, l'uomo sente il bisogno di piegare al suo volere la natura ma non solo. E' una caratteristica che continuo a riscontrare anche nei rapporti fra persone, in tanti frangenti diversi fra loro. Ho paura, molta paura. Perchè se è vero che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria, mi chiedo cosa succederà quando questa regola sarà messa in atto. Penso alle grandi rivoluzioni, gli uomini per quanto abituati a piegarsi prima o poi sentono nascere un moto di ribellione alla loro condizione. Cosa succederà quando anche la natura sentirà questo moto? Perchè la natura, come il mondo intero sono un essere vivente, e credo non ci voglia un genio per capire che prima o poi ci sarà una reazione. Forse è già in corso una reazione. Ho passato questi giorni fra i boschi in silenzio. Ho ascoltato la voce silenziosa fra gli alberi attraversare il mio corpo. Era una voce diversa dal solito, più cupa, più dolorosa. Quanta poca attenzione riserviamo a ciò che non rappresenta il nostro ego o il nostro alterego. Troppo poca, a mio parere.

giovedì 12 agosto 2010

Notte di stelle

Ieri notte cadevano le stelle. In realtà cadono sempre e non sono nemmeno stelle, ma ci piace credere che sia così. Ci piace pensare che le stelle siano piene di poesia e cariche di desideri che possano esaudire. In fondo non c'è nulla di male. Io credo ancora che a natale giri in sella alla sua slitta Babbo Natale a distribuire i doni, e devo averlo fatto arrabbiare, perchè sono anni che sotto l'albero trovo solo la solta maglietta della salute accompagnata dalle mutande e i calzini abbinati. Le conservo tutte nel cassetto più in fondo quasi a monito non so nemmeno io di cosa. Eppure le stelle cadenti non esaudiscono desideri e Babbo Natale è probabilmente in pensione da millenni. Però credere è un atto che all'uomo risulta alquanto naturale. Come il suo opposto ovvero il non credere a niente. Ma insomma, ieri sera sono stato in spiaggia a guardare le stelle cadere. Credo di essere stato l'unico con gli occhi puntati al cielo ad aspettare. Intorno a me un'apoteosi di risate stonate, corpi seminudi a dimenarsi selvaggi, pance piene di cibo e alcool, ma soprattutto alcool. Si sentiva l'odore, si respirava mojito al posto dell'aria, anche se chiamare mojito quella brodaglia è una bestemmia bella e buona. Io non sono capace di stare in mezzo a tanta gente, non l'ho mai saputo fare. Per due motivi fondamentalmente. Mi piace avere l'attenzione su ciò che dico e su di me, e in quelle situazioni è difficile. E poi il mio cervello va come in tilt, perchè io amo osservare, amo scrutare le persone e carpire ogni cosa. E' come un riflesso involontario e capite bene che farlo in mezzo a centinaia di persone risulta molto dannoso. Non che sia particolarmente affezionato alla mia sanità mentale, sempre che esista, però!
Alla fine la serata è finita con me, isolato dal mondo intero a guardare le stelle, circondato da una folla ormai stanca che a malapena riusciva a guardarsi la punta dei piedi. Uscendo dalla spiaggia vedo uno carponi e gli faccio "Hai perso le chiavi?"e lui "No, il fegato" e io "E le stelle?" e lui "Quali stelle?" e io "Buonanotte". Una serata adorabilmente grottesca, mi sono divertito.

martedì 10 agosto 2010

9:56

Riceverò un regalo talmente grande che le lacrime già riempiono i miei occhi. Le asciugherò leccandole per non sprecarle e ricordarmi del loro sapore.

lunedì 9 agosto 2010

20:10

La vita è così piena di magia e di prodigi. Com'è possibile che pochi li riescano a vedere, com'è possibile non restare in silenzio a contemplarli?
Come si può restare indifferenti, chiusi nella propria aridità.

19:26

L'ultima volta nacqui in questi anni. Sono sempre stato troppo vecchio per il mio tempo e come in un canone inverso, avvicinandomi alla fine, resto sospeso fra passato e futuro camminando fra due specchi che non sanno riflettermi. Cos'è il presente in fondo?

sabato 7 agosto 2010

12:27

Mi sono messo a scrivere, ma non è il momento. E' inutile... sono sempre più convinto che quando non è il momento giusto bisogna lasciar perdere, non dipende da noi. Per quanto mi riguarda, soprattutto nella scrittura, ammesso che io sappia scrivere perchè ho forti dubbi a riguardo. Scrivo di getto solo quando sento... che lo devo fare. E' come se si aprisse un enorme passaggio a livello. Il suono della campanella in lontananza, le luci rosse che cominciano a lampeggiare avvisando tutti dell'imminente arrivo e poi wooooooooooom! Il treno passa veloce, lasciando dietro di se il vuoto, ancor più pesante di prima. E allora mi sveglio, e mi ritrovo immobile, ad aspettare un altro treno... e poi un altro ancora..

00:27

Ho chiesto ai numeri... e mi hanno risposto. Sarò stato capace di ascoltarli?

venerdì 6 agosto 2010

23:31

Amo questo poeta e questa è una buona sera, per un pò di poesia.

Fu là nei giardini dei salici che io e la mia amata ci incontrammo;
Ella passava là per i giardini con i suoi piccoli piedi di neve.
M'invitò a prendere amore così come veniva, come le foglie
crescono sull'albero;
Ma io, giovane e sciocco, non volli ubbidire al suo invito.
Fu in un campo sui bordi del fiume che io e la mia amata
ci arrestammo,
E lei posò la sua mano di neve sulla mia spalla inclinata.
M'invitò a prendere la vita così come veniva, come l'erba
cresce sugli argini ;
Ma io ero giovane e sciocco, e ora son pieno di lacrime.

W.B.Yeats

15:00

A volte mi sento sopraffatto. Vinto dagli eventi, da me stesso. In balia del mare e del tempo inesorabilmente veloce... troppo veloce.

Oggi pensavo e penso ancora, a quanto sia strana la mente umana ma... soprattutto... a quanta paura riesca a contenere. Ogni volta che incrociamo qualcosa di diverso da noi stessi lungo il cammino, abbiamo paura. Il problema non sarebbe nemmeno tanto questo.  E' che sovente capita che cerchiamo di reinserire la diversità incontrata nei canoni prestabiliti che ci appartengono. Non solo, giudichiamo per giunta, qualsivoglia maniera diversa di osservare la vastità che ci circonda. E in ultimo, abbiamo uno strano istinto di redenzione. Sentiamo la necessità di redimere, riportare sulla retta via, guardare con compassione la pecorella smarrita... quella nera creatura, povera, che ha perso la luce divina.
Assurdo. Intollerabile.
Quanta presunzione nei nostri modi di agire e interpretare. Presunzione di essere a conoscenza della giusta via, di essere a conoscenza dei misteri dell'universo. Re senza corona e senza titolo seduti su un trono di escrementi. Integri moralisti, crudeli detentori della bontà divina, spacciatori di nefandezze travestite da dolci prelibati. Puttanieri incalliti che sputano nel piatto in cui mangiano, senza ammettere nemmeno a se stessi, le proprie debolezze.
Tutto questo mi è intollerabile, eppure a tutti capita di esserne vittime se pur in piccola parte.
Vorrei poter combattere, vorrei urlare... ma sono un Don Chisciotte senza nemmeno Sancho Panza... e sono stanco, sono molto stanco...

Una donna che canta la morte...

e la morte che si lascia cantare.

Via

Giornata strana. Di ovatta vestita, grigia e silenziosa. E' in giornate come questa, di sembianze tipicamente invernali e illuminate poco che i miei occhi solitamente stretti, a salvaguardarsi dalla luce, ritrovano vigore e si spalancano al mondo. Io vivo nel regno della perdizione, ove tutto è possibile, ogni incontro è una possibilità. Vivo in un grande carnevale, dove si possono trovare il nano gigante, la donna barbuta, l'elefante formica, il barista matto, l'amante tradita, la vedova allegra, la tabaccaia assassina, la sarta vampira, la troia filosofa e il vecchio bambino. Un carnevale perenne, bagnato dal mare, soffiato dai monti e baciato dal cielo. Sembra un bel posto a vederlo così, quasi invitante e un pò stuzzicante. Io, giullare di corte, ne percorro i binari ridendo a gran voce. Ma è tutta semplice apparenza. Sono maschere indossate ad arte in una grottesca rappresentazione della vita. Fuggite voi che potete, non avvicinatevi all'oro che luccica. La realtà è ben diversa da ciò che appare. La realtà è fatta di compartimenti stagni, di bolle trasparenti che chiudono ogni cosa. Di egoismo travestito, di buonismo ingannatore. Il nano non è un nano, la donna non ha la barba, il barista vorrebbe uccidervi, la sarta cucirvi la bocca. E' un regno dove l'amore, ha calzato la forma dell'inganno, dove il sesso è un'accessorio praticato per convenienza. Dove la mano, posata in testa per benedire la vostra fronte, in realtà chiede a gran voce... un pompino a sua maesta!
Fuggite via.. fuggite via...

00:39

Trema la carne
di spasmi confusi
di bianche barriere
di neri pensieri

vestita di polvere
e seta straziata
gli occhi turbati
di fresca rugiada

un solo respiro
un solo sospiro
lasciato cadere
lasciato morire

la mano tesa
le gambe piegate
preghiera solenne
di grazia infinita

giovedì 5 agosto 2010

Eccolo

21,55

Sono fortunato. Un altro temporale è in arrivo, lo sento. Nel mio piccolo negozio, con la porta aperta, scorgo le luci del centro piccole e tremolanti inchinarsi di fronte al frastuono imminente. Un freddo pungente scortica i tessuti. Gente che corre per evitare l'incontro, ignobili e incoscienti codardi, nei loro vestiti a festa. Non sanno che è inutile ribellarsi, non comprendono che tutti i loro sforzi saranno vani. Invece di attendere, di andare incontro al destino lo rifuggono come la peste. Io starò qui a guardare. Contemplerò un silenzio che mi racconterà la vita. E brinderò a ciò che non comprendo, ma che fa parte di me. Brinderò ad una silfide e alla sua follia, saremo vicini, molto vicini...

13:00

Questa musica voglio ad accompagnare le lacrime di un cielo grigio e scuro e il suo canto. Sembra che anche a lui piaccia.

12:32

Si prepara un temporale coi fiocchi. Nuvole nere minacciose all'orizzonte. Profumo di acqua salina. Borbottii sempre più vicini ad annunciare la maestosità di tuoni e fulmini dirompenti. Alle prime gocce uscirò fuori in strada e mi lascerò bagnare dalle lacrime pungenti di pioggia. Adoro farlo. Io odio gli ombrelli.

mercoledì 4 agosto 2010

21:26

Sono notti che non dormo, e quando dormo sono preda di incubi o deliri. Gli occhi sono pesanti, rigati. Troppi pensieri come aghi a trafiggermi la fronte e il sangue a volte... scivolando copre la vista, in una nuvola rossa di oblio. Questa notte forse dormirò, o forse no. E' una bella notte in fondo... appare tale... e mi dispiacerebbe sprecarla.

Dulce

La bellezza, a mio parere non è affatto soggettiva. E' presente in misura diversa in ogni essere umano.
La bellezza nasce nella dissonanza, nell'imperfezione, nei particolari. La si possieda o no, non è possibile crearla o modificarla. Se ne può solo avere consapevolezza o meno e decidere se abbandonarsi ad essa. Inutile tentare di prenderne possesso e di modificarla a seconda del momento, del luogo. Esiste una bellezza universale, indomabile e aggressiva. Una bellezza che suscita lacrime con la stessa facilità di un sorriso. Una bellezza a cui si può solo... abbandonarsi senza pretese, lasciandosi riempire come il letto di un fiume in piena, soffocato fino alla morte. Che la morte in fondo cos'è se non vita?

10:55

Strano pensare che qualcuno, decida di pubblicare un mio scritto. Strano svegliarsi una mattina col pensiero di inviare a qualcuno ciò che scrivo. Strano incontrare personaggi immaginati, farsi reali nel regno di confine. Strano sentirsi a casa, quando una casa non esiste, se non le membra e il sangue dilaniati. Tutto è molto strano nella consapevolezza che tutto.. è giusto e perfetto.

http://www.mysecretdiary.it/

9:32

Vesto spesso con colori chiari. Ho occhi grandi di bambino, ingenui. Sono sopraffatto dallo stupore. Ma dentro sono nero di pece profonda, e se mi guardo non so chi sto guardando. Sono un mostro vestito a festa, schiacciato da una vita che sembra non calzare bene, anche se in realtà è quella che mi spetta.
Quando cammino... sono sempre due passi indietro... rispetto a me stesso.

lunedì 2 agosto 2010

Entusiasmo

Strana cosa l'entusiasmo. Mi capita di provarlo, quando comincia una nuova avventura, un nuovo viaggio, un nuovo amore. Quando insomma, qualcosa di insolito accade, o anche solo leggermente diverso dalla routine. Quando il fuoco che brucia dentro ha un impeto improvviso e ti ritrovi cullato da uno stato di grazia apparente, di leggerezza mista a preoccupazione, quasi a sussurrarti... ma si, forse è la volta buona, forse le mie speranze e le mie illusioni si stanno per concretizzare.
A volte è proprio così, più spesso è semplicemente un'illusione, una bolla di fumo che inesorabilmente di dissolve. Piuttosto prevedibile anche.
L'entusiasmo è pericoloso. Sappiamo bene di non poter diventare ma semplicemente essere... eppure a volte ci lasciamo ingannare da noi stessi, dai nostri desideri, dai pensieri.
Eppure... dovremmo sapere bene che noi non siamo né i nostri desideri, né ciò che pensiamo. Noi siamo qualcosa di diverso da ogni aspettativa. Cosa siamo? Chi siamo? Proprio non lo so... ma siamo bravissimi a ingannarci.

9:56

Qual'è la parte più "reale" della vita?
Quella illuminata dalla luce, oppure quella che resta nascosta nell'oscurità?
Io personalmente amo la penombra, la luce mi acceca, mi urta, fa male.

domenica 1 agosto 2010

8:53


 
 
Accadde così
che io persi memoria
di ciò che fui stato
e del tempo futuro

che il silenzio m'invase
brulicante dolore
accecante malinconia
di un tempo mai perso

che gli occhi sgranati
di stupore trafitti
ascoltando il fruscio
della carne velata

udirono il gemito
il singhiozzo impiccato
convulsione assoluta
di miele salace

sabato 31 luglio 2010

1:55

Mi piace il rumore della pioggia nel sottotetto. I tuoni irruenti. I lampi e le saette.
Mi piacciono i temporali.
Mi ricordano quanto sono piccolo in realtà.

giovedì 29 luglio 2010

11:31


La rabbia. Difficile resisterle, ti annebbia, ti tortura con una lenta ebollizione fino a scoppiare. Mi sono arrabbiato, sono scoppiato, per limitare i danni ho rotto un telefono contro il muro in un frammento di lucidità. Ora.. con quella morsa allo stomaco post rabbia... mi chiedo... e se non avessi avuto nulla da rompere? Se non mi fosse arrivato un frammento di lucidità?
E' pericolosa la rabbia. E' distruttiva la rabbia. E' necessaria la rabbia.

mercoledì 28 luglio 2010

Erotique?

Non mi piacciono le persone convinte di aver capito. Pronte a dispensar consigli come avessero la verità in tasca. Non mi fido di loro. Preferisco di gran lunga chi ammette di non aver capito un cazzo ed è disposto a costruire nuove idee insieme. Non amo il confezionamento, la mela preferisco staccarla dall'albero. Siete convinti di aver capito?

10:51

Il peccato, al pari della santità, richiede abbandono. Se non si è disposti all'abbandono è meglio non tentare di essere né santi né demoni. 

martedì 27 luglio 2010

Dal cassetto di un passato che forse non è mai passato

ZAMPANO'

Tutta per me
la giostra di zampanò tace
e gira con gli occhi di brace
il cavallo di troia
che alla zingara piace....

Com'è bello il mondo visto da così in alto. Piccoli esseri che si muovono frenetici e colorati. Lo so che sono persone ma da qui, se per un attimo provo a dimenticarlo, sembrano formiche, colorate sì, ma pur sempre formiche. Non arrivano rumori qui, è il silenzio a farla da padrone e per la prima volta mi rendo conto che anche il silenzio è rumoroso. Ha una voce bellissima.
"Ma dov'è?" Vi chiederete voi. Beh semplice, su un grattacielo. Eh eh, mi viene da ridere, come se il cielo potesse soffrire il solletico. Come se due mani enormi e ricoperte di piume potessero stuzzicarlo e farlo ridere di gusto. Secondo me no, e allora perché costruire un edificio così alto da poterlo chiamare grattacielo? Non me lo spiego, ma d'altra parte sono tante le cose che non sono riuscita a spiegarmi durante la mia vita. Non che io sia vecchia e guai a chi lo pensa. Ho 35 anni, l'età giusta credo, anche se non so per cosa.

Quante cose non so?

Questo è il posto giusto però, si. E' stata lunga la ricerca ma finalmente l'ho trovato, il luogo per i miei pensieri. Ho il cielo come spettatore, da qui mi può vedere bene e anche sentire. Mi guarda con quei suoi occhi buoni e il suo profumo di primavera, accarezzandomi con le sue lunghe braccia amorevoli. Mi sorride. E io mi sento piccola, vuota di quel nulla che riempie il cuore. E' pace quella che mi circonda e fa sparire i problemi di fronte a questa immensità che mi sovrasta. Una buona terapia per la mente e per lo spirito insomma. Mi piace vedere come siete piccoli e insignificanti da quassù. E dire che ho sprecato tanto tempo a darvi importanza, ad ascoltare i vostri problemi, a farli diventare miei cercando di alleviare la vostra sofferenza. Non che io mi consideri una martire, sono fatta così. Proprio non ce la faccio a fregarmene o a lasciar perdere. So perfettamente che dovrei farlo, ma forse sono stata creata proprio per questo e quindi non sarebbe giusto ribellarsi alla natura, e allora non è stato tempo sprecato forse.
Confusione.
Ora posso capire meglio tante cose e forse qualche volta ho esagerato prendendo troppo seriamente situazioni che non meritavano tanta attenzione. Beh inutile pensarci ora.
Qui non c'è nessuno di voi che può raggiungermi. Non c'è il mio caro padrone di casa con i suoi modi ruffiani che per la modica cifra di 2.000 euro mi affitta l'appartamento. Appartamento si fa per dire.
 "Signorina buongiorno, come siamo belle stamattina", dice lui fermo sulla porta di casa in attesa dell'assegno.
"Le dispiace se entro un attimo?"
"Certo che mi dispiace, ma ho bisogno di questa seconda e lurida casa e ho bisogno dello sconto che regolarmente mi fai per avere i tuoi dieci minuti di gloria." Così dovrei rispondere ma no...  non sono capace.
Il signor x è un uomo sulla sessantina, grasso come un maiale e con gli occhi stretti. Quel tipo di occhi che appena li vedi provi un senso di ribrezzo e capisci subito che non sono sinceri. E' una di quelle persone fintamente gentili e ossessivamente invadenti, che ti fanno mancare il respiro e desiderare di allontanarle il più presto possibile da te.
A contrastare con questa sua immagine raccapricciante e fastidiosa è il suo abbigliamento, te lo aspetti vestito da straccio sporco e unto e invece ti si para davanti con un abito elegante e di buona fattura, come se questo potesse smorzare la realtà, e magari lui pensa sia così. Si... perché non credo abbia la minima idea della percezione che si ha di lui, oppure è talmente idiota da non accorgersene nemmeno. E' ricco il signor x, tremendamente ricco… e presuntuoso.
"Ma no si figuri sig. x, venga che le offro un caffé e parliamo un pò" rispondo invece io.
E come tutte le volte si ripete lo spettacolo dal medesimo copione trito e ritrito, un caffé, due banalità recitate e via sul lettone dove tutto si consuma in 10 minuti. Al signor x piace che io mi inginocchi davanti a lui mentre slaccio la cintura dei pantaloni e lascio uscire fuori quella carne strabordante per arrivare al suo sesso. Vuole che lo prenda in bocca il signor x ed io eseguo. Tanto lo so che basteranno tre minuti per concludere questa recita. Non che questa consapevolezza mi renda il compito più dolce certo ma di sicuro mi aiuta a fuggire da li, a non guardarmi. Osservo la sveglia sul comodino con la coda dell'occhio… tre… due… uno… bang! Riesco anche questa volta a farlo "sparare" in tempo come si dice in gergo. Come quale gergo? Quello delle puttane come me!
Perché non lo sapevate? Non ve l'avevo detto? Mamma mia che sbadata, beh allora rimedio subito e mi presento. Viviana, 35 anni, e il primo di voi che mi ricorda che il mio nome fa rima con puttana si becca uno sputo! Da qui sopra dovrebbe anche fare male se riesco a prendervi in testa. Sono una puttana si! Certo per i miei clienti sono una escort, è più fine come definizione e per loro è importante illudersi di non essere accompagnati da una puttana. Sapete la forma ha una certa importanza nel loro mondo fatto di abiti eleganti, finti sorrisi, ipocrisia e spensieratezza. E’ anche il mio mondo, o almeno lo è stato fino ad ora.
Comunque in effetti, quando si dice un nome un destino, nel mio caso è proprio vero. Sono 15 anni che faccio questa vita e tutto sommato non mi dispiace poi tanto. Certo ci sono parecchi lati negativi. Una cosa che non ho mai sopportato sono gli sguardi maliziosi delle persone che incontro per strada, mentre faccio la spesa o se mi fermo a prendere un caffé. Non credo che tutti sappiano che mestiere faccio, ma nei loro occhi si legge un giudizio... e a me non piace affatto. Forse il mio modo di vestire provocante con abiti che mettano in risalto le curve giuste, forse le movenze, la cura che ho per il mio corpo, oppure… sta a vedere che ho proprio la faccia da puttana. Non so. Altre volte si legge invece il desiderio di possedermi e quello non mi ha mai infastidito troppo, ho imparato a conviverci fin da ragazzina quando le forme del mio corpo gracile e goffo hanno deciso di ingentilirsi ed arrotondarsi in un modo che evidentemente agli uomini piace. Da quel momento mi sono accorta che cominciavano a  guardarmi con occhi diversi e tutto sommato la cosa mi intrigava. Una rivincita in un certo senso perché il mio corpo mi aiutava regalandomi un pizzico di potere, il potere di far girare la testa ad un uomo. Mica roba da ridere sapete! Per una come me poi che non è mai stata capace di trovare un posto nella società.


Il problema è che in realtà dentro quel corpo tornito e forte la mia anima non si è mai trovata bene, troppo fragile, troppo diversa dal suo contenitore per riuscire ad abitarci in maniera confortevole. Un controsenso insomma che non ho mai smesso di portarmi dentro. Anzi, dopo i primi tempi la cosa ha cominciato a darmi addirittura fastidio. Quel corpo così bello, così ammirato e desiderato si è trasformato per me in una prigione. Nessuno è mai riuscito a guardarci dentro, si sono fermati tutti alle curve più pericolose. E questo mi ha fatto molto male. Forse il motivo per cui ho cominciato a prostituirmi è proprio per poter conoscere tanti uomini diversi e magari uno di loro sarebbe stato il "mio" uomo. Magari avrei trovato fra tanti esemplari quello che faceva al caso mio e che non si sarebbe fermato all'aspetto fisico.
"Povera illusa!" sento gridare dal basso.
Si, forse sono stata una povera illusa, ma allora mi era sembrata un'ottima idea. Oggi capisco che non lo era affatto, mi ci sono voluti diversi anni, ma oramai è questo che sono, una elegante escort di lusso ed un’ottima attrice, anche se non lavoro in teatro.
Attrice, perché in tutti questi anni ho recitato il ruolo che mi veniva richiesto di volta in volta, e credo anche di averlo fatto bene visto che nessuno si è mai lamentato. Anzi, la schiera dei clienti fissi è piano piano aumentata.
"E allora? Perche ci racconti queste cose?" zitti voi là in basso, non potete mica intervenire sapete, non questa volta, non adesso. Dove eravamo rimasti? Ah si, l'errore!
L'unico errore che ho fatto è stato quello di non riuscire a recitare fino in fondo. Non sono mai riuscita ad avere il necessario distacco ed ho finito per fare miei i problemi, le manie, le stranezze, le delusioni, le fobie e le ansie degli uomini che ho di volta in volta scopato. Me lo sono detta tante volte, devi essere come un chirurgo che opera al cuore un malato. Lui non si preoccupa di chi ha sotto le lenzuola, vede solo quello che deve fare e cerca di farlo al meglio. Non si chiede mai, sarà sposato? Avrà dei figli? Che lavoro farà? e via dicendo.
E ne ho incontrati tanti di uomini, molti di loro sono anche diventati amici. Amici si... anche se pensandoci bene non mi hanno mai chiesto "come stai?", non sinceramente almeno. Non mi hanno mai detto "oggi ti vedo triste, ne vuoi parlare?". O forse sono io che non sono stata capace di farmi guardare diversamente da loro? Non lo so... è possibile. Fatto sta che non sono mai riuscita a farmi ascoltare da qualcuno.
Con le donne invece ho sempre legato poco, non so perché e forse non voglio saperlo. Certo mi viene da ridere se penso che cercando di riempire il vuoto che mi porto dentro non ho fatto altro che aggravare sempre più la mia situazione. Cercando comprensione ho trovato indifferenza. Cercando una carezza ho trovato una mano rude e poco attenta. Vi siete mai chiesti, arrivati ad un certo punto della vostra vita, cosa abbiate raccolto? Beh io lo sto facendo e sinceramente la risposta mi fa paura, perché non ci trovo niente che valga la pena di tenere stretto al petto.
Ho avuto molte cose, macchine di lusso, alberghi da mille e una notte, soldi, vestiti firmati. Ho visto paesi bellissimi e incontrato persone interessanti e diverse fra loro che tanti di voi probabilmente non avranno occasione di incontrare. Ho scopato con uomini bellissimi e potenti... certo, alcuni erano solo potenti, ma tirando le somme non posso lamentarmi. Eppure… eppure non ho trovato niente che mi riempisse veramente l'anima. E nessuno disposto ad ascoltare.
Ora però, so cosa fare. Ci ho messo un po' ad arrivarci ma adesso forse troverò la felicità che non sono stata capace di trovare prima.
"Signorina cosa sta facendo!! Scenda di lì, è pericoloso!!".
Ma come cosa sto facendo? Inizio un nuovo viaggio no! Parto per una nuova avventura. "Si fermi! Nooooooooooooo"
Ahhhhh, il vento è fortissimo e schiaccia il mio corpo ma non fa male. Ora non ho più paura no, sono curiosa di vedere come proseguirò il mio cammino.
Arrivo formichine!!!! Vediamo se riuscite a pre.

 rido perchè
 non ho più mal
 non ho più da pensar
 fuggo da me
 non basta amar
 mi vengano a cercar....

 tutta per me
 la giostra di zampanò tace
 e gira con gli occhi di brace
 il cavallo di troia
 che alla zingara piace.

Ammiro

Provo una sorta di reverenza nei confronti di chi con coraggio, tenta di lacerare la propria anima nel tentativo di capirsi, comprendersi, attraverso l'espressione del proprio silenzio. Incurante degli sguardi superficiali, con coraggio e devozione al dolore. Ci vuole coraggio a guardarsi ancor prima di raccontarsi, si deve subire la necessità. Quella morsa simile alla fame che ci spinge, quasi incoscienti, all'abbandono. Belve assetate, che leccano avidamente il sangue delle proprie ferite, per nutrimento certo, ma anche per lussuria sfrenata e doloroso piacere sublime. Tintura divina.

lunedì 26 luglio 2010

Primo

Oggi, in un caldo giorno di mezza estate, apro questo blog. Quando saprò perchè.. probabilmente sarà già chiuso. Ma tanté, non amo farmi troppe domande, o meglio... non amo darmi risposte, di domande ne ho fin troppe. Sarà un blog di domandeappunto, senza risposta. Un diario del nulla.