venerdì 10 settembre 2010

Avvicinati a me

Tre passi silenziosi ci separano ancora.
E tu senti il mio odore vicino. L'odore del corpo e del desiderio ramingo. I tuoi occhi altro non vedono che il nero dei drappi di seta. Nero il tuo cuore, nera quell'anima che per una volta, si spoglia del corpo e rimane in attesa. Le mani legate, i piedi ancorati. Il ritmo serrato del tuo respiro.

Due passi silenziosi ci separano ancora.
E tu senti il mio calore farsi più forte. Lambire la pelle tua nuda elegante. Le mani tese toccare il tuo corpo, disteso prono ad offrirmi riparo. Un brivido forte salire la schiena. L'attesa brutale di un tocco più forte a schiacciare la carne, a succhiarne i suoi frutti.

Un passo silenzioso ci separa ancora.
E finalmente la lingua si infila veloce, a bagnare la pelle arsa dal buio. I piedi si tendono a farsi mangiare, le gambe si stringono per trattenere, la schiena si inarca a offrire il tuo ventre. Piccoli brividi e brevi scosse, annunciano la nascita fuggire alla morte.

Solo il silenzio ci separa ancora.
Il mio corpo sul tuo, inerme creatura, costretta dal buio e dalle catene. Il peso a schiacciarlo sulle lenzuola. I tuoi polsi son stretti nelle mie mani. I miei piedi accarezzano le tue caviglie. Il mio sesso si insinua fra le pieghe leggere, nella tua morbida rosa purpurea, grondante. Il mio petto sulla tua schiena aderisce perfetto. E tu ancora aspetti, sospesa ed immobile, che il tempo trascorra e liberi ogni tua forma. Che il tempo ti porti lo sfogo supremo, quell'urlo in equilibrio fra tripudio e dolore. Il respiro si affanna e si fa più veloce, i gemiti crescono in spasmi più intensi. Avvicino la bocca al tuo viso tirato ed apro le labbra feroce e affamato. Quell'ultimo respiro voglio succhiare appena prima che tu possa godere. Lo aspiro forte dalla tua bocca e brusco mi fermo per trattenerlo. Per rubarti il piacere e lasciarlo sospeso, per non farti godere ma solo intuire, cosa sarebbe stato se non mi fossi fermato. Per farti morire in gola quell'urlo, atteso e mai arrivato. E allora mi alzo e attendo felice, che il tuo dolore e il tuo tormento mi siano restituiti. Mi siedo di spalle contro quel muro e attendo che tu ti sia liberata. Che il tuo dolore trovi giustizia.

8 commenti:

  1. Che meraviglia.
    Ha il suono d'una musica barocca a crescere straziante nell'aria.
    C'è melodia che i polsi serra in queste parole.
    Come in un canto.

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  2. se lo hai fatto veramente sei un dannato maledetto. pensavo leggendo di dirti che più che pervertito sei sensuale. ma ho cambiato idea. questa è perversione, confusione tra piacere e sofferenza, godere della sospensione dell'altro causa nostra. ma questa è solo una parte della storia, il vero finale manca vero??

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  3. Questa è una proiezione più che una storia vera. E' vera ma fantastica. E' un gioco principalmente, perchè credo che il sesso lo sia. E' uno scambio di ruoli e un avvicinamento di confini. Una rappresentazione della mia convinzione che i ruoli non siano affatto definiti come siamo abituati a pensare ma anzi, tendano ad ingannarci e finiscono per essere una semplificazione di ciò che appare troppo complesso. Una confusione come dici tu, un caos. La perdita dei ruoli in cui chi soffre finisce per essere in realtà chi sta godendo e viceversa. Chi è la parte forte in questa storia e chi la vittima? Non è così chiaro come sembra. E in effetti il racconto non ha una conslusione vera e propria, ma lascia intravedere il ribaltamento di quello che fino a quel momento appariva come un atto di egoismo e prepotenza. Ho detto tutto e non ho detto nulla mi rendo conto.
    Mi appello pervertito, la perversione per me è un allontanamento, una ricerca delle molteplici sfumature che sono sempre presenti in ogni cosa. Una ricerca ed una ribellione al senso comune. Piacere e sofferenza non sono poi così lontani fra loro forse.

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  4. si toccano quando danno lo stesso godimento. ma identificano due modalità molto differenti.
    nel tuo racconto non ho percepito alcuna sofferenza, nemmeno dominanza o prepotenza. solo un finale sospeso, inconcluso, con un'apettativa non corrisposta. c'è del gusto in questo, lo intuisco, personalmente sono più vicina al senso comune del godimento pieno. chi lo sa, magari mi perdo qualcosa, magari nel tuo gioco c'è un procrastinare il piacere che da nuova conoscenza.

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  5. Nel gioco c'è sempre nuova conoscenza, a prescindere dal contesto. I bambini hanno il gioco come strumento per confrontarsi con se stessi e con ciò che li circonda. Gli adulti complicano le cose con l'illusione di aver già imparato.

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  6. laz...siamo della stessa città...a qnd un bikkiere di vino??

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  7. non avevo mai letto questo splendido racconto..
    mi sono emozionata.
    a presto..
    SdS

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