mercoledì 8 settembre 2010

12:26

Guardo i tuoi tagli, le tue ferite, il solco profondo sulla pelle di velluto. Ogni goccia di sangue rubino, scivolando sottile, ha il rumore assordante della vita. L'odore selvaggio della carne lacerata mi apre, violenta le mie narici squarciandole in un protendersi senza tempo e volontà precisi. Fra il sospiro affannato di pensieri  amari osservo il dolore e la pace del tuo viso ad accoglierlo. Inquietudine di mille petali cullati dal vento. Così sospesa fra la morte e la rinascita il tuo volto impassibile e il tuo corpo nudo. Guardo i tuoi tagli, le tue ferite, il solco profondo sulla pelle di velluto, le ombre di porpora bruna della carne esposta. Apro la bocca, a prendere respiro. Apro la bocca che lentamente ondeggia verso quei gemiti di vita pulsante, passo la lingua ad assaggiarne il sapore, succhio vorace la tua carne grondante violentandone ogni strappo. Così, dentro di te, saprò chi eri e cosa diverrai.

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