venerdì 29 ottobre 2010

21:36

Chi pensa di conoscermi, in realtà mi ha perso.

1:05

Mi piace l'attesa. Sarà per questo che passo gran parte del tempo ad aspettarmi. Come se dovessi perennemente arrivare. Come se fossi appena andato via. Ogni istante che passa dipinge su di me i colori dell'attesa. Di grigio colora le guance, di rosso imporpora il sesso. Mi eccita l'attesa, anche quando so che nulla arriverà. Forse è proprio ciò che aspetto il nulla. Forse desidero solo un vuoto a succhiarmi il sangue dalle vene, a togliere il fiato dalla mia bocca, a penetrarmi la carne con i suoi aghi sottili. A percuotere il mio volto di continuo, di modo che lo sguardo non si possa fermare per più di un istante. E la confusione continui il suo peregrinare dolce, fra le pieghe della mia mente.

mercoledì 20 ottobre 2010

23:51

http://www.mysecretdiary.it/raccontidegliutenti/plic.htm

Ancora una volta, grazie a mysecretdiary, ma soprattutto grazie ad una Dama che ha nobilitato i miei pensieri con le sue pennellate di candido ardore.

sabato 16 ottobre 2010

21:18

21:13

E' complicato camminare sulle spine. Non tanto per il dolore, anche. Ma il non avere una direzione è disarmante, oltre che stimolante. Se non fossi un pessimista di quelli più neri probabilmente non riuscirei ad avere questo entusiasmo folle e questo pizzicore.  Oltre tutto ciò, non vorrei calpestando far male alle spine. Vorrei riuscire in un passo leggero, quasi sospeso. Ma questo non sempre è possibile. Ogni azione porta in grembo la distruzione, anche la più creativa. Dovrò rassegnarmi forse, o forse no. Continuo a piroettare nel frattempo, spero solo che il solco che si sta creando non mi inghiotta completamente, o forse no.

venerdì 15 ottobre 2010

9:12

E' dura accettare che tutto ciò che hai tentato di costruire si stia inesorabilmente polverizzando. Anche per me, che sono sempre stato dedito all'autodistruzione, che ne ho sempre tratto forza nuova ed entusiasmo nella ricostruzione di me stesso. Che ho sempre guardato avanti riuscendo a trovare qualche spiraglio. Ma adesso non ne vedo più. Non che mi spaventi l'abbandono, in fondo so di non potermi ribellare, di avere spazi ridotti per muovermi. E' che davvero non so nulla stavolta. Sono come un drogato in astinenza di vita, di me stesso. Fatico a riconoscermi, a riconoscere ciò che mi circonda. Abituato a girarmi dall'altra parte, stavolta continuo a piroettare senza trovare un luogo sicuro sul quale posare lo sguardo. Sono curioso infondo, di sapere cosa accadrà. Sospetto qualcosa di grande, spero solo di  esserne travolto e di riuscire a contemplarlo.

giovedì 7 ottobre 2010

Una donna è donna

Una donna è donna da subito.
Un uomo diventa uomo a volte prima, a volte dopo... a volte mai.

Ho ascoltato queste parole oggi di sfuggita. E se da un lato mi sembrano vere e riconducibili ad una realtà che si può toccare con mano, dall'altro stridono nella mia mente come legate ad antiche credenze. Che vi siano differenze forse è ovvio, ma io dell'ovvio ho timore, e non riesco proprio a pensare che sia così. Non ho un pensiero chiaro a riguardo ma è mio diletto trovare somiglianze, piuttosto che differenze. Credo che nel riconoscersi possano nascere pensieri migliori di quelli nati nel tracciare confini, nell'innalzare scalinate o nel vantarsi della propria diversità. Credo di essere uguale a tutti e nel medesimo istante a nessuno.